Montalcino
Montalcino. "Nascosto fra le fronde profumate incoronato dai castagni e dai vigneti Montalcino, "Bel Paese", regna certo per beltà sulla feconda terra del senese". Questi versi di Nando Ciacci sono l'incipit della canzone vincitrice di un concorso indetto per i festeggiamenti civili nel maggio 1950. Introducono al meglio uno dei comuni in provincia di Siena più caratteristici della Toscana. Noto ai devoti del dio Bacco per la produzione del Brunello, un vino rosso che va a braccetto con il Barolo per gusto e sopratutto per longevità.
La collina su cui si trova Montalcino fu abitata già millenni fa, come dimostrano i resti di una fortezza etrusca. Tuttavia la prima menzione del borgo risale all'814, quando il re dei Franchi e imperatore carolingio Ludovico il Pio concesse quel territorio all'abate della vicina Abbazia di Sant'Antimo. A dire il vero, da secoli lì c'era una chiesetta, ma furono i longobardi a fare costruire un monastero nell'VIII secolo affidandogli la gestione agricola e non solo di quella zona. Serviva, com'era normale all'epoca, a dare ricovero ai viandanti, salvandoli dagli attacchi dei briganti nonché dei lupi. Nel 781, tornando da Roma, passò da lì (sulla strada detta Francigena) Carlo Magno, si fermò all'Abbazia di Sant'Antimo e ne approvò il suo operato. Fra l'altro, ricordiamo che Carlo Magno fu il primo re e imperatore a organizzare attentamente annuali cacce ai lupi, che allora erano un fragello mangiandosi pure gli uomini. Il secolo dopo, esattamente nell'814, Ludovico il Pio, figlio e successore di Carlo, diede ancor più privilegi a quella che divenne a tutti gli effetti un'abbazia imperiale. Per coloro che credono che i monaci facessero vita stentata a base di preghiere, zuppe di cavoli e pane duro, sarà bene ricordare che i veri poveracci erano i popolani, il volgo, praticamente schiavi viventi peggio di bestie, sfruttati all'inverosimile e sempre a rischio di morte per fame, come si vede nel capolavoro Il nome della rosa, film del 1986 diretto da Jean-Jacques Annaud e tratto dall'omonimo romanzo di Umberto Eco.(vedi qui:
Per capire la ricchezza dell'Abbazia (ingrandita e terminata nel XII secolo) basti sapere che i suoi beni ammontavano a ben 181 tra monasteri, castelli, chiese, pievi, ospedali, terreni, poderi e mulini. L'abate aveva di diritto il titolo di conte e consigliere del Sacro Romano Impero. Che tutti i monaci non fossero santi è dimostrato dal fatto che nel 1439 persino l'abate, che si chiamava Paolo, fu fatto arrestare e incarcerare, tante scelleratezze aveva fatto. Addirittura nel 1462 papa Pio II soppressel'Abbazia, poi praticamente abbandonata per secoli finché non fu restaurata dallo stato. Dal 1992 ospita una piccola comunità di monaci molto attivi e stimati. Come evidenziano durante le liturgie, hanno pure una bella voce, tanto che hanno registrato vari cd di canto gregoriano, vedi qui:
A proposito dei monaci, nel 1988 fu girato il documentario Un petit monastère en Toscane (Un piccolo monastero in Toscana), diretto da Otar Iosseliani. L'autore è nato in Georgia, ma francese di adozione. Sarebbe forse meglio definire la sua opera un docu-film, visto che per lo stesso Iosseliani: "Nel cinema il documento non esiste, sullo schermo anche la fotografia della realtà diventa opera di fantasia". La storia narra di cinque monaci agostiniani che si ritirano in un monastero a Montalcino. Oltre alle scene di preghiera vediamo quelle in cui compiono altre incombenze, come lavare i piatti, fare l'autostop o andare a bere all'osteria con la gente comune. Si avverte che al regista piace sia la dimensione spirituale che quella rustica della provincia senese, dove si confondono sacro e profano. Ecco il documentario completo:
Certo l'opulenza che albergava all'Abbazia di Sant'Antimo, almeno da parte di alcuni monaci, avrebbe fatto rizzare i capelli sulla testa a Francesco d'Assisi, il quale aveva abbandonato una vita agiata preferendole un'esistenza di molta fede e pochi pani e caci, tanto da venire proclamato santo. Eppure proprio all'Abbazia di Sant'Antimo, splendida location oggi facente parte della frazione di Castelnuovo dell'Abate, furono girate alcune scene di Fratello Sole, Sorella Luna (1971), con Francesco e Chiara rispettivamente interpretati da Graham Faulkner e Judi Bowker. L'opera – diretta da Franco Zeffirelli, che ne fu anche soggettista e sceneggiatore insieme a Suso Cecchi D'Amico e Lina Wertmüller – è liberamente ispirata alla vita di San Francesco d'Assisi, dalla sua conversione alla creazione dell'ordine dei francescani. Ecco il video della scena più significativa del film, quando Francesco si denuda pubblicamente in piazza proprio a Montalcino:
Altre location – umbre, toscane e siciliane – furono Gubbio, le Cascate delle Marmore, Monreale, Pian Grande di Castelluccio di Norcia, Val d'Orcia, Parco Nazionale dei Monti Sibillini e San Gimignano. A proposito degli interpreti protagonisti, pare che Zeffirelli avesse sue proprie idee, cosa ovvia in un regista. Ma meno ovvia se si pensa che, come scrisse lui stesso nella sua autobiografia, volesse affidare la parte dei protagonisti (Chiara a parte, eh...) ai Beatles! Purtroppo il famosissimo gruppo musicale non poté accettare per altri impegni. E crediamo sia stata una fortuna.
Zeffirelli per il ruolo di Francesco aveva pensato anche al cantante brasiliano Caetano Veloso nonché ad Al Pacino, ma poi non ne fu convinto. Il film, che aspetti inconsueti in effetti ne ha, può piacere o no e anzi è curioso notare i diversi pareri degli appassionati dell'ottimo sito Il Davinotti, che così lo descrivono: si parte da capolavoro assoluto, grande esempio di cinema, un buon film, per passare a non male, mediocre e addirittura filmaccio e inaccettabile vaccata! La colonna sonora del film è di Riz Ortolani ma alcune canzoni sono di Claudio Baglioni, all'epoca appena ventenne. Una curiosità, San Francesco è noto per la storia del famoso lupo di Gubbio mangiatore di uomini, i cui attacchi le cronache datano nel periodo 1220-22. Francesco l'avrebbe ammansito e ci si può credere oppure no. Comunque sia, chi volesse vedere questi splendidi animali in zona (ci sono anche selvatici) potrà recarsi nei pressi, ossia al Parco faunistico del Monte Amiata, riserva naturale protetta di 200 ettari nel territorio del comune di Arcidosso in cui vivono specie della fauna selvatica autoctona come il daino, capriolo, cervo, muflone, camoscio e appunto lupo. Attenzione, i recinti sono vasti diversi ettari ognuno e boscosi, per cui vedere i lupi non è affatto scontato. Meglio tentare all'imbrunire e all'alba.
Montalcino fu protetta nel XIII secolo da alte mura e dal 1381 da una fortezza, più volte assediata ma mai conquistata. Il suo grande cortile, ossia l'antica piazza d'armi, oggi ospita eventi e manifestazioni. Da visitare è senz'altro il Museo Civico e Diocesano in cui c'è la maggior parte della produzione archeologica e artistica medievale e moderna della provincia di Siena. Nel 2007 Montalcino è stato premiato dal Touring Club Italiano per il miglior programma di accoglienza turistica. Infatti, pur essendo un comune di poco più di 5000 abitanti, si popola di una variegata moltitudine di turisti nel periodo estivo nonché a Natale, quando sembra un antico presepe con vigneti innevati. Una curiosità rilevante su Montalcino risale alla storia di un'antica famiglia del posto: i Padelletti, di cui si hanno notizie a partire dal 1676, quando erano proprietari di una conceria. Ma è con Carlo Padelletti nel 1902 che avvenne lo sviluppo storico e culturale della città: creò uno stabilimento a vapore all’interno delle mura cittadine, una famosa tipografia, portò il telefono pubblico, istituì le corse giornaliere degli autobus tra Siena e Montalcino, le colonie marine per i bambini e fu proprio questo discendente della famiglia Padelletti che il 10 ottobre 1907 realizzò la prima proiezione cinematografica d'Italia. I film che il pubblico poté gustare per la prima volta furono: Il varo della nave di Pisa, Un signore che segue le donne, Uova di Pasqua, Il ricatto e Le perizie di un maiale.
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