Civitavecchia
Civitavecchiaha una storia antica, anzi antichissima come testimoniano i numerosi resti di epoca neolitica e poi etrusca. A sud di Civitavecchia, vicino al torrente Marangone, c'era l'abitato, posto sul colle Castellina. Fu però in epoca romana e precisamente intorno al 107 che la città raggiunse il suo massimo sviluppo, con la costruzione del porto. Civitavecchia si chiamava allora Centumcellae e ben presto sarebbe stata identificata come il Porto di Roma. Furono proprio i romani a perfezionare e rendere efficienti le splendide Terme Taurine, scoperte già in età preistorica e valorizzate dagli etruschi. Queste spesso vengono erroneamente confuse con il vicino sito di Aquae Tauri, in località La Ficoncella. Qui esiste tutt'oggi un frequentatissimo impianto termale, gestito dal comune di Civitavecchia, ossia le Terme (o Bagni) della Ficoncellache conservano l'antica struttura di vasche di pietra all'aperto. Oltre all'effetto curativo che queste acque hanno, al visitatore delle terme è offerto anche il beneficio di poter godere di una vista meravigliosa che si apre sulla vallata sottostante e giunge fino al mare. E sono proprio questo mare e queste coste a essere stati protagonisti di tanti film del cinema italiano. E' qui che arriva il picciotto Carmeliddu, dopo un lungo e travagliato viaggio, nel film epocale di Alessandro Blasetti 1860 del 1934. La colossale opera, costata ben 1.180.000 lire (una cifra enorme per quegli anni), oltre a far parte del nostro patrimonio culturale, viene anche citata nel documentario di Martin Scorsese Il mio viaggio in Italia, nel quale il regista rievoca l'emozione provata da bambino di fronte alla visione di alcuni film italiani.
Interamente ambientato a Civitavecchia è Noi cannibali (1953), un film di Antonio Leonviola con Folco Lulli e Silvana Pampanini. L'opera, a colori, fu girata in una città distrutta dai bombardamenti durante la Seconda guerra mondiale. Fra le strutture più mirabili rimaste integre o quasi, sono da menzionare la Cattedrale di San Francesco, il possente Forte Michelangelo (così chiamato per la collaborazione progettuale prestata dal grande scultore omonimo), Fontana Vanvitelli e la Rocca. Per avere un'idea della trasformazione subita dalla città in quest'ultimo periodo basta confrontare l'immagine attuale con quella che emerge da una celebre commedia del 1957, Marisa la civetta, diretta da Mauro Bolognini e con i due divi dell'epoca, Marisa Allasio e Renato Salvatori. Il film, tutto ambientato a Civitavecchia, racconta la storia di una gelataia formosetta e maliziosetta che ai giovanotti del posto preferisce un marinaio forestiero. Nonostante la lievità dell’argomento, l'opera venne ben accolta dalla critica, che ne apprezzò la buona qualità e la capacità di analizzare alcuni aspetti tipici dell'Italia del Dopoguerra. Non poco peso devono aver avuto la partecipazione di Pier Paolo Pasolini e Carlo Rustichelli alla realizzazione dell'opera, rispettivamente nelle vesti di autore della sceneggiatura (scritta insieme al regista e a Tatiana Demby) e di autore delle musiche.
Se per Pasolini non sono necessari ulteriori crediti, Rustichelli va ricordato per aver composto alcune delle più belle colonne sonore del nostro cinema, ottenendo due volte il Nastro d’argento: nel 1959 per L'uomo di Paglia di Pietro Germi e nel 1967 per avere composto la famosissima musica di L'armata Brancaleone di Mario Monicelli.
Civitavecchia, con i suoi dintorni, è stata location di decine di film. Il secondo tragico Fantozzi, diretto da Luciano Salce nel 1976, è sicuramente uno dei più divertenti della saga dedicata al ragionier Ugo. Qui vediamo Fantozzi, il cui personaggio è un tutt'uno con il suo interprete (e ideatore) Paolo Villaggio, alle prese con battute di caccia, cene di gala e trasferte "lavorative" al Casinò di Montecarlo. Come da copione, si tratta di esperienze che si concludono in maniera fallimentare, costringendo il povero Fantozzi a continue umiliazioni da parte di colleghi e superiori. Anche se a parole sembrerebbe esserci ben poco da ridere, sullo schermo le gag di questo impiegato sfortunato possiedono una "fascinazione" tutta particolare, capaci come sono di coniugare senso del comico e del tragico e di riflettere, seppur in maniera molto paradossale, la condizione di tanti lavoratori di quegli anni. Il ragionier Ugo Fantozzi ha infatti rappresentato, e continua a farlo nell'immaginario collettivo, una delle grandi maschere del nostro Paese, vestendo i panni del contabile frustrato, costretto a continue vessazioni pur di mantenere il proprio posto di lavoro. La drammaticità della sua situazione è costantemente portata alle estreme conseguenze, eppure sempre destinata a risolversi in un qualche modo. Fantozzi diventa così una sorta di eroe contemporaneo, un individuo mediocre in un universo di pescecani, dove solo la moglie e la figlia, tanto inette quanto brutte, sono disposte a restargli accanto condividendo la medesima rassegnazione o forse fatalismo.
La figura di Fantozzi nacque nel lontano 1968 quando Paolo Villaggio lo fece conoscere al pubblico televisivo nella trasmissione Quelli della Domenica. Da qui il passaggio al mondo della letteratura con la pubblicazione di vari libri in cui Ugo diventa una sorta di Dottor Jekyll e Mister Hide: servile e timoroso sul posto di lavoro, aggressivo e arrogante fra le mura domestiche. Questa duplicità si riscontra anche nella trasposizione cinematografica e in particolare nella seconda "puntata" del ciclo. Qui Fantozzi non si fa nessuno scrupolo a disconoscere moglie e figlia di fronte al Mega Direttore Clamoroso Duca Conte Pier Carlo Ingegner Semenzara che, inorridito da tanta bruttezza, le aveva definite "due facce da menagramo", e addirittura ad abbandonare le due poverette pur di trascorrere un'avventura caprese con la sempre desiderata signorina Silvani. Dai superiori invece si fa fare di tutto, lasciandosi usare addirittura come spugnetta per francobolli e parafulmini. In due sole occasioni riesce a ribellarsi: una è la partita a biliardo (in Fantozzi del 1975, sempre diretto da Luciano Salce ma non girato a Civitavecchia) con il Mega Galattico Direttore del Personale.
Altra scena famosa legata al personaggio è quella ne Il secondo tragico Fantozzi, questo con location anche a Civitavecchia. Costretto da un capo cinefilo ad assistere a pesantissimi film d'autore, Fantozzi "esplode" durante l’ennesima proiezione del più classico dei classici, La corazzata Kotiomkin (riferimento al noto, e in massima parte giustamente evitato dal popolino, film di Ejzenstejn, La corazzata Potëmkin). Chiamato a dare il proprio giudizio sull'opera, la definisce infatti "una cagata pazzesca", provocando l'esultanza dei colleghi altrettanto frustrati che gli dedicano una standing ovation e applausi per 92' di seguito. Alla fine detti rivoltosi saranno tutti puniti nel peggiore dei modi, costretti a recitare loro stessi – tutti i sabati pomeriggio fino all'età pensionabile – la celebre scena della scalinata di Odessa, quella della carrozzina che sobbalza sui gradini.
Non è questa l'unica occasione in cui Fantozzi si trova a condividere la propria triste sorte con altri malcapitati. Un altro momento celebre è rappresentato dal varo della turbonave aziendale con la Contessa Serbelloni Mazzanti Viendalmare come madrina. Nel tentativo di rompere la tradizionale bottiglia di champagne sulla fiancata della nave, la maldestra aristocratica colpisce in testa e manda in acqua, oltre al solito Ugo, anche il sindaco, il ministro della marina mercantile e la centoduenne baronessa Filiguelli de Bonchamp. A fare da sfondo a queste esilaranti gag il porto di Civitavecchia, presente anche nel successivo Fantozzi contro tutti (1980) per la regia di Neri Parenti e dello stesso Paolo Villaggio.
Del resto questa località marittima vicino Roma è presente in moltissimi film nazionali. Tra quelli relativamente recenti, ricordiamo L’uomo nero di Sergio Rubini (2009). Questa pellicola con Riccardo Scamarcio e Valeria Golino fu realizzata quasi totalmente in Puglia ma alcune inquadrature vennero girate a Civitavecchia.Passando al piccolo schermo, ritroviamo Civitavecchia anche in una fiction realizzata per Canale 5 dal regista Luciano Odorisio. Si tratta di Pupetta Maresca che, come si può dedurre dal titolo, ricorda uno dei più drammatici fatti di cronaca della nostra storia nazionale. Per ricordarlo dobbiamo fare un salto indietro agli anni '50 quando una ragazza di vent'anni, incinta di sei mesi, decise di farsi giustizia da sola, assassinando il killer del marito, un noto esponente della camorra. A interpretare il difficile e delicato ruolo l'attrice Manuela Arcuri; con lei sul set anche il fratello Sergio. Nonostante l'ambientazione campana del film, alcune scene furono girate nel Lazio e precisamente fra Civitavecchia, Roma e Nepi. Altra fiction che ha interessato questa zona è Un amore e una vendetta, andata in onda nel novembre del 2011 su Canale 5. La serie, diretta da Raffaele Mertes e con Alessandro Preziosi, Anna Valle e Lorenzo Flaherty ha interessato soprattutto il porto e il Villaggio del fanciullo – fondato nel 1945 da don Antonio Rivolta nella grande tenuta Tor Marangone per dare ospitalità ai ragazzi di strada –, location quest'ultimo pure della fiction Rosso San Valentino, diretta da Fabrizio Costa e con protagonista Andrea Giordana. Il merito dell'attenzione posta da tanti registi a questo territorio va sicuramente anche al grande lavoro di promozione compiuto in questi anni dalla Civitafilm Commission.
A Civitavecchia fu girato anche Che ora è (1989) di Ettore Scola. Marcello (Marcello Mastroianni) e Michele (Massimo Troisi) sono padre e figlio ma, al di là del legame di sangue e del cognome, nulla li accomuna. Michele sta facendo il servizio militare a Civitavecchia e nella testa ha tante idee curiose ma pochi progetti concreti, con una vita apparentemente inconcludente e un laurea in lettere presa senza un vero perché. Marcello è un avvocato di successo che ha sacrificato la famiglia per il lavoro e l'affermazione personale, non lasciandosi scappare l'occasione di qualche avventura extraconiugale, nascosta neanche molto bene. Scola racconta una storia semplice, senza colpi di scena ma, allo stesso tempo, capace di colpire per la delicatezza e sensibilità con cui viene trattato il tema dei rapporto generazionali. La vicenda prende avvio con la visita di Marcello al figlio e si svolge tutta nell'arco di una giornata. Immediatamente emergono i caratteri dei due personaggi ognuno legato al suo mondo e che in sintesi non si capiscono.
Intorno a loro un microcosmo di individui, luoghi, ambienti che i due attraversano e da cui sono attraversati. Alla fine padre e figlio si ritrovano a chiacchierare sul treno che porterà Marcello, molto malato, di nuovo lontano. Resta la tenerezza dell’ultima immagine: Michele tira fuori il vecchio orologio del nonno, l'unico regalo veramente gradito del padre, e Marcello gli chiede: "Che ora è?" e nell'impercettibile spazio fra domanda e risposta il tempo si ferma per farli riscoprire, finalmente come padre e figlio. A distanza di tanti anni alcune location sono ancora riconoscibili, come la caserma Piave, il molo Vespucci, i portici di corso Marconi. Ma ci sono stati anche cambiamenti. I bar del Sor Pietro e quello in Calata Principe Tommaso non esistono più, la biblioteca comunale è stata trasferita, la Trattoria del Gobbo ora è una banca e il cinema in Galleria Giuseppe Garibaldi è stato rimpiazzato da una sala Bingo.
Trasferendoci in tempi più recenti e spostandoci dal cinema alla televisione, ecco che ritroviamo Civitavecchia nella miniserie in due puntate, Come un delfino (2011), girata da Stefano Reali e che racconta la storia di Alessandro Dominici, un nuotatore costretto a lasciare l'agonismo a causa di problemi cardiaci. La vicenda si ispira alla vita dell'ex campione di nuoto Domenico Fioravanti e vede nei panni del protagonista Raul Bova (effettivamente nuotatore agonista da giovane), anche ideatore e produttore della fiction. Con lui sul set, oltre a tanti attori di successo (Paolo Conticini, Barbora Bobulova, Ricky Memphis, Maurizio Mattioli), anche stelle del nuoto italiano come Luca Marin, Filippo Magnini, Alessia Filippi e Emiliano Brembilla. Nel 2012 fu realizzata la seconda serie. Tra le varie location del film compare proprio il lungomare di Civitavecchia e nello specifico Largo Marco Galli, in corrispondenza del locale Chalet del Barone. Ma non si tratta di un caso isolato, dato che numerosi prodotti televisivi vedono coinvolti questi luoghi. Tra le serie più celebri Squadra Antimafia (vari registi, dal 2009 al 2013) e Romanzo Criminale - la serie (2008-2010) di Stefano Sollima. Significativo anche l'elenco dei film d’autore. Tra questi: Vallanzasca - Gli angeli del male (2010) di Michele Placido, nel quale vediamo il porto, alcune zone panoramiche della città nonché – ovviamente, visto il tema, ma trattasi di location che turisticamente sarebbe meglio evitare – il carcere di via Tarquinia (all'esterno e all'interno); Figli delle stelle (2010) di Lucio Pellegrini con riprese del porto e del cimitero (idem come sopra, da evitare per più tempo possibile...). Molto particolare il progetto portato avanti dal regista Angelo Antonucci e nato per sensibilizzare i ragazzi rispetto all’attualissimo problema del bullismo. Si tratta del film Nient’altro che noi (2008), girato in parte a Civitavecchia.
Location in Lazio
Buone & Cattive nuove
