Melito di Porto Salvo
Melito di Porto Salvo, bagnato dal mare (difatti ci sbarcarono i Mille di Giuseppe Garibaldi), fu location di un bel film, anche se in realtà le riprese riguardarono la parte dell'entroterra e cioè la frazione Pentedattilo. Il film è l'ottimo Il brigante di Tacca del Lupo (1952), diretto da Pietro Germi, qui il film completo:
Nel 1863, quindi dopo l'Unità d'Italia, una compagnia di bersaglieri comandata dal capitano Giordani (Amedeo Nazzari) ha il compito di debellare il brigantaggio nella zona di Melfi e in particolare la numerosa banda di Raffa Raffa. L'energico capitano Giordani ha dalla sua parte il commissario Siceli (Saro Urzì), ex funzionario borbonico, giunto da Foggia a dare manforte ai bersaglieri ma nel suo modo, che si basa più sull'astuzia e sull'opera degli informatori. Alla fine i bersaglieri – quasi tutti piemontesi e a disagio in quelle brulle zone selvagge e montane che a loro sembrano l'Africa – riescono a sterminare la banda mentre Raffa Raffa viene ucciso in duello dal marito di una donna violentata dal feroce brigante.
Una scena de Il brigante di Tacca del Lupo
Il brigante di Tacca del Lupo è un film spesso e a torto svilito dalla critica, con l'accusa di essere una sorta di pasticciato western italiano che si rifà alle opere del regista John Ford, in effetti molto apprezzato da Germi. Si mette alla berlina persino la scena finale dell'attacco dei bersaglieri al suono della tromba, come se fosse l'arrivo dei rinforzi del "Settimo Cavalleria" nei film western. Ci si dimentica però che l'uso della tromba in tali situazioni è universale e anzi antichissimo pure da noi, visto che proprio allo squillo delle trombe le legioni romane muovevano all'attacco, già più di 2500 anni fa.
Inoltre questi critici non hanno evidentemente studiato abbastanza la storia di quegli anni, che anzi la lunga guerra al brigantaggio – facente parte della cosiddetta "Questione meridionale" – per difficoltà del territorio, ferocia da ambo le parti (autorità italiane e briganti) con tanto di taglie pagate a ogni testa consegnata, eccidi, diffuse torture e addirittura casi di antropofagia, non fu affatto da meno di quella che si vede nei film con i pellirosse e i soldati americani. Pochi dati per quanto riguarda il meridione: 21.000 soldati italiani morti in battaglia o per malattia, decine di paesi incendiati, 250.000 briganti o manutengoli (coloro che li aiutavano) e loro familiari uccisi in battaglia, fucilati o morti in carcere. Altro che parodia di film western.
Come scritto, il film è ambientato in Basilicata ma girato in toto nella zona di Reggio Calabria e precisamente, oltre a Melito di Porto Salvo, a Gambarie di Santo Stefano in Aspromonte, Motta San Giovanni e Prastarà frazione di Montebello Jonico. Giorgio Arlorio, assistente alla regia di Germi, raccontò: "I rapporti con la gente dei posti dove andavamo a girare il film sono stati sempre buoni. Io mi trovai benissimo e anche tutti gli altri, invece Germi e Nazzari, dato il loro carattere, stavano molto isolati". Certo, quegli estranei del cinema alla gente locale dovevano pure apparire un po' strani. Per esempio andavano a verniciare di bianco le foglie di alcuni alberi, una parte sì l'altra no. Lo decise Leonida Barboni, il direttore della fotografia, affinché con la brezza le foglie oscillassero con un effetto intermittente di lucentezza. Germi fece imbiancare anche tutta una fila di case, ma solo su un lato della strada, perché risultasse in contrasto con l'altro. A Melito Porto Salvo (sempre in frazione Pentedattilo), oltre che a Bova Superiore e Reggio Calabria, fu girato grazie anche a contributi pubblici l'inconsueto La lettera (2004) di Luciano Cannito.
Location in Calabria
Buone & Cattive nuove
