Christopher Lee, colui che odiava essere ricordato come il Dracula del cinema, di Andrea Bedetti
C'era una cosa che faceva perdere la calma, l'aplomb e l'inconfondibile British style a Christopher Lee, quella di essere ricordato unicamente per il fatto di avere dato vita al Dracula più famoso della storia del cinema. Semmai, questo accostamento artistico avrebbe sicuramente fatto felice il leggendario Bela Lugosi, l'attore di origine ungherese che aveva trasformato Dracula dal terrificante Nosferatu di Murnau nel nobile transilvano seduttore di tante belle donne e che si era talmente immedesimato nel ruolo del vampiro al punto di voler dormire in una bara e non nel proprio letto.
No, l'attore londinese di origine italiana da parte di madre (il suo nome per intero faceva Christopher Frank Carandini Lee), che ci ha lasciato nei giorni scorsi alla bella età di 93 anni portati magnificamente, era fatto di una pasta diversa. Prima di tutto aveva una classe innata, mutuata sia dal padre Geoffrey Trollope Lee, ufficiale dell’esercito britannico, e soprattutto dalla madre Estelle Marie Carandini, appartenente al ramo dei marchesi di Sarzano, che contribuì a immettere nelle vene del figlio una buona dose di sangue blu. Eppure, questo quarto di nobiltà non lo aiutò di certo ad avere una fanciullezza tranquilla e agiata, perché quando i suoi genitori divorziarono, la madre fu costretta a lasciare l'Inghilterra e a rifugiarsi in Svizzera, portando con sé Christopher e l'altra figlia Xandra. Il grande attore non negò mai il fatto che l'esperienza di vita fatta in terra elvetica con la sua famiglia fu particolarmente dura e che pur di guadagnare qualcosa da portare a casa lavorò per qualche tempo in un chiosco di fonduta… Fu proprio in Svizzera, comunque, che Lee prese le prime lezioni di recitazione (e in seguito studiò pure le lingue, tanto che arrivò a parlare fluentemente il francese, spagnolo, tedesco, svedese, russo e greco, oltre ovviamente all'inglese e italiano), anche se in seguito il futuro Dracula cinematografico ammise che il suo sogno da ragazzo, vista la sua passione per la musica lirica, era stato quello di fare il basso all'opera. Già, perché Christopher Lee, oltre ad avere una voce calda e suadente, sapeva cantare anche molto bene.
Finalmente, prima dello scoppio della Seconda guerra mondiale, Christopher Lee con la famiglia tornò a Londra, dove la madre si risposò con il banchiere Harcourt "Ingle" Rose, zio del celebre Ian Fleming, prima vero agente segreto e in seguito inventore del personaggio letterario di 007. Molti anni dopo, per la precisione nel 1974, l'attore inglese recitò nel ruolo del killer Francisco Scaramanga proprio nel film Agente 007 - L'uomo con la pistola d'oro, anche se a dire il vero avrebbe dovuto essere lui a vestire i panni del terribile e astuto Dottor No nel leggendario, primo film della saga di James Bond, Agente 007 - Licenza di uccidere.
A ogni modo, il giovane Lee riuscì a continuare gli studi al Wellington College e nel 1939, allo scoppio del conflitto mondiale, si arruolò volontario nel piccolo e combattivo esercito finlandese contro le armate dell'Unione Sovietica che avevano invaso il Paese scandinavo, anche se poi tale esperienza durò poco meno di tre settimane, durante le quali il futuro attore non sparò nemmeno un colpo di fucile. Poi, durante la guerra, Christopher Lee servì dapprima la Royal Air Force, ma avendo un problema alla vista, fu costretto ad essere assegnato al servizio a terra, in stretto contatto con il servizio di spionaggio britannico, come ufficiale cifratore dapprima in Nord Africa, con il maresciallo Montgomery, e poi sul fronte italiano. Finita la guerra e congedato, Lee bussò alla porta dell'ambasciatore italiano Nicolò Carandini, cugino della madre, grazie al quale ottenne un lavoro presso la Rank Organization, un'importante società inglese nel campo dello spettacolo e dell'intrattenimento, specializzata nella produzione e diffusione cinematografica in Gran Bretagna. Fu così che Christopher Lee fece il suo ingresso nel dorato mondo del cinema, debuttando nel 1948 nella pellicola Il mistero degli specchi, diretta da Terence Young, proprio il regista che firmerà tre dei più famosi episodi della saga di James Bond Agente 007 - Licenza di uccidere, A 007 - dalla Russia con amore e Agente 007 - Thunderball (Operazione tuono). Da quel momento, fino all'ultimo film, ossia il secondo episodio de Lo Hobbit - La battaglia delle cinque armate (2014) di Peter Jackson, Christopher Lee ha preso parte a quasi trecento pellicole, prestando il suo volto a innumerevoli personaggi, anche se il successo gli arrise (e ci perdonerà se lo ricordiamo) proprio con quello del conte Dracula, a partire dal primo film della serie, diretto da Terence Fisher, Dracula il vampiro (1958). Al suo fianco nel film l'altro bravo attore inglese (e suo grande amico, con cui girò ben ventidue film) Peter Cushing nel ruolo dell'indomito avversario, il dr. Van Helsing. Anzi, Cushing è da molti considerato il miglior interprete di Van Helsing della storia del cinema (e pure di un convincente Sherlock Holmes).
Come ebbe modo di raccontare lo stesso Lee, fin da subito l'attore londinese espresse riserve sulla qualità delle sceneggiature e delle scenografie scelte per i film della serie del vampiro da parte della casa di produzione, l'inglese Hammer Film Productions. Riserve che si tramutarono in un aperto contrasto con i produttori, ai quali disse chiaramente che non avrebbe più voluto continuare a recitare nei panni del succhiasangue transilvano. Ma i produttori, conoscendo la correttezza e la bontà d'animo dell'attore, gli fecero presente che i futuri film della serie erano già stati venduti in America e che se lui si fosse rifiutato di interpretarli la sua carriera di attore ne avrebbe sicuramente risentito, oltre al fatto di non dare prova di professionalità, e che se lui si fosse ulteriormente impuntato mandando all'aria l'intero progetto, tutte le maestranze, i comprimari e coloro che lavoravano a quelle produzioni avrebbero sicuramente perso il lavoro. Di fronte a queste obiezioni Lee decise di non tirarsi indietro, continuando a recitare nella parte di Dracula, turandosi il naso ogni volta che doveva indossare il mantello nero e mettersi i canini finti in bocca. Eppure, in seguito, non smise mai di far notare che era stato sfruttato e manipolato in quella vicenda che, dopotutto, aveva fatto la sua fortuna. In totale Christopher Lee diede il suo volto al personaggio di Dracula (senza contare altri mostri...) in ben undici pellicole, di cui sette girate appunto per la britannica Hammer. A proposito del coprotagonista di Dracula il vampiro, ossia Peter Cushing, bisogna dire che era unanimemente ritenuto la quintessenza del gentleman inglese, dall'elegante umorismo, e chiunque lo conoscesse lo stimava. Pur senza incontrarsi, i due attori avevano avuto due ruoli nello stesso film, Amleto (1948), diretto da Laurence Olivier, e poi in Moulin Rouge (1952) di John Huston. Si conobbero sul set di La maschera di Frankenstein (1957), sempre diretto da Terence Fisher. Lee e Cushing divennero grandi amici ma dopo la morte nel 1971 di Helen, l'unica e amatissima moglie di Cushing, quest'ultimo perse la voglia di vivere e lo confidò all'amico: "E' stata tutta la mia vita e senza di lei non c'è alcun significato. Sto semplicemente ammazzando il tempo, per così dire, fino a quel giorno meraviglioso quando saremo di nuovo insieme". E quel giorno arrivò, nel 1994, per un tumore. Cushing aveva 81 anni. Christopher Lee sapeva che era quel che desiderava l'amico, ma ne fu molto addolorato. Dichiarò: "A un certo punto della vita, ognuno di voi noterà che c'è una persona, un amico che tiene molto a voi. Quella persona vi è così vicina che siete in grado di condividere alcune cose solo con lui. Ad esempio, è possibile telefonare all'amico, e fin dalla prima risata o da qualche scherzo ognuno dei due capirà subito chi è all'altro capo della linea. Fra noi l'abbiamo fatto tante volte. E infine, quando questa persona non c'è più, non ci sarà più nulla di simile nella tua vita, mai più".
Christopher Lee e Peter Cushing.
Di certo, la figura maestosa di Christopher Lee (era alto 1.96 e dopo James Cromwell, che lo superava di quattro centimetri, l'attore londinese era il più alto del mondo del cinema) colpiva lo spettatore, e ancor più in Tempi duri per i vampiri (1959), parodia dei film horror diretta da Steno in cui l'attore inglese, ovviamente nella parte del vampiro, torreggiava su Renato Rascel, alto 157 cm. Questa caratteristica fisica permise a Lee di recitare in ruoli che per altri sarebbe stato praticamente impossibile, a cominciare da quello di Gregorij Rasputin nel film Rasputin, il monaco folle, girato dal regista Don Sharp nel 1966. A tale proposito, lo stesso attore inglese raccontò che da ragazzo ebbe modo di conoscere, nel cuore della notte, due degli aristocratici russi - il principe Feliks Feliksovič Jusupov e il granduca Dmitrij Pavlovič Romanov - che uccisero il monaco, divenuto il più fidato consigliere dello zar Nicola II e della zarina Aleksandra Fëdorovna. Come ricorda la storia, i due, con l'aiuto del deputato conservatore Vladimir Mitrofanovič Puriškevič, attirarono Rasputin a casa del principe per una cena durante la quale gli fecero bere diverse bottiglie di vino di Malaga, il suo preferito. Alla fine, quando era ormai ubriaco, gli fecero bere altro vino con una dose letale di cianuro, ma siccome il monaco non dava segni di cedimento, gli spararono al fianco, senza alcun risultato. Al che furono costretti a sparargli ancora alla schiena e a finirlo con un colpo in fronte. Dopodiché gettarono, non senza fatica (Rasputin era alto quasi due metri e pesava oltre cento chili) il suo cadavere nel fiume Moika, dal quale riemerse il giorno dopo. L'autopsia evidenziò molta acqua nei polmoni, il che significa che Rasputin, dopo aver ingerito una dose letale di cianuro ed essere stato colpito da tre colpi di pistola, di cui uno in testa, quando fu gettato in acqua era ancora vivo! Ebbene, la madre di Christopher Lee lo svegliò nel bel mezzo della notte, affinché potesse incontrare proprio il principe Jusupov e il granduca Pavlovič, che erano venuti a trovarla. A dire il vero, di quell’incontro l'attore inglese non ricordava più granché, ma rimase impressionato da quelle due figure che probabilmente lo influenzarono anni dopo, quando impersonò proprio il personaggio di Rasputin sul grande schermo.
Christopher Lee nel ruolo di Rasputin.
Eppure, si resterà sorpresi nel sapere che l'attore, tra i tanti, tantissimi personaggi da lui interpretati, considerò il più importante quello che è il protagonista di un film che non viene quasi mai ricordato, almeno nel nostro Paese, ossia Jinnah (1998), diretto dal franco-pakistano Jamil Dehlavi e incentrato sulla figura dell'uomo politico Muhammad Ali Jinnah, il fondatore del Pakistan. Ma di fronte a questa messe di film e di personaggi, una prerogativa che ben pochi divi del cinema possono vantare, il mondo della settima arte non ha mai riconosciuto la reale grandezza di questo attore che, nonostante abbia rappresentato un'icona immortale, non è mai stato candidato a un premio Oscar! Forse, anche per questo motivo Christopher Lee non mise mai da parte la sua passione per la musica, e non solo per quella operistica. Già, visto che in tarda età giunse a interessarsi e a prendere parte a produzioni di musica rock del genere "heavy metal"! Infatti, nel 2010 registrò un album, intitolato Charlemagne - By the word and the Cross, con la European Cinematic Symphony Orchestra e altri musicisti solisti, nel quale si rievoca la figura storica del fondatore della dinastia dei carolingi, Carlo Magno. Inoltre, sempre nello stesso anno, Christopher Lee si tolse un'altra soddisfazione musicale, quella di registrare in una nuova veste l'album Battle Hymns, con il gruppo rock heavy metal Manowar, interpretando il ruolo della voce narrante che in precedenza era stata quella di Orson Welles. Ma il suo amore per questo genere musicale lo spinse nel 2014, ossia a novantadue anni (!), a registrare l'album A Heavy Metal Christmas, con alcune delle più famose canzoni popolari inglesi, tra cui delle novene natalizie, tutte rivisitate nel tipico stile del "rock duro".
Era grande appassionato e fedele cultore del ciclo de Il Signore degli Anelli, opera di John Ronald Reuel Tolkien, che Lee conobbe di persona. Non è esagerato affermare che conoscesse a memoria l'intero ciclo narrativo e quando il regista neozelandese Peter Jackson lo volle per la parte del mago Saruman, votato al male e schierato dalla parte del terribile Sauron, Lee se da una parte fu onorato nel fare parte di quel titanico progetto cinematografico, dall'altra fu deluso, perché il suo sogno era sempre stato quello di calarsi nei panni del mago buono Gandalf (parte che poi andò al suo amico Ian Murray McKellen). Ed è stato lo stesso McKellen a ricordare che quando lui e Lee si incontrarono per la prima volta sul set della saga, l’attore londinese, tanto per mettere le cose in chiaro, gli recitò a memoria un passaggio de Il Signore degli Anelli nella lingua nera di Manor, inventata appositamente da Tolkien! Ma c'è anche un aspetto inquietante legato al passato di Christopher Lee e che venne alla luce proprio durante le riprese della scena nella quale Saruman muore, nel terzo e conclusivo capitolo della saga, ne Il ritorno del re, quando viene pugnalato a tradimento alle spalle dal servo Grima Vermilinguo (interpretato da Brad Dourif). Così, quando il regista Peter Jackson affrontò la scena spiegandola ai diretti interessati e chiedendo loro se potevano immaginare come poteva reagire una persona pugnalata alla schiena, Christopher Lee lo interruppe e gli disse, con un'ombra di sorriso: "Non ti preoccupare, lo so… perché l'ho fatto". A detta del regista neozelandese, a quel punto l'attore londinese accennò a un "ruolo clandestino" che ebbe nel corso della Seconda guerra mondiale, anche se poi non scese nei particolari, rifiutandosi di aggiungere altro. Ma quando Jackson, tornando alla scena da girare, suggerì che avrebbe dovuto urlare dal dolore nel momento in cui la lama si fosse conficcata nelle sue spalle, Lee gli fece notare che, al contrario, quando un uomo viene pugnalato in quel punto, al massimo può emettere un rantolo strozzato in quanto la lama, perforando i polmoni, non gli permette di emettere un urlo. E così in quella scena Saruman emette solo un flebile rantolo…
Christopher Lee fu anche un marito fedele e un ottimo padre: nel 1961 sposò la bellissima modella e attrice danese Birgit Kroencke, dalla quale due anni dopo ebbe una figlia, Christina Erika. Non dimenticò mai le sue origini italiane e, appena poteva, cercava di venire a visitare il Bel Paese, come quando nel luglio di undici anni fa gli fu conferita la cittadinanza onoraria dal comune di Casina, in provincia di Reggio Emilia, luogo avito dei conti di Sarzano dove spesso per le sue vacanze soggiornava proprio nel castello appartenuto ai suoi antenati. Un castello suggestivo, per certi versi inquietante, come si vede nel filmato e che, ne siamo sicuri, sarebbe piaciuto tantissimo al conte Dracula, anche se il grande, straordinario, insostituibile Christopher Lee, di fronte a questa affermazione, avrebbe sicuramente avuto qualcosa da ridire! Addio, grandissimo attore: ora tu e il tuo personaggio potrete finalmente riposare per sempre…
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